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6 febbraio 2005 / Nessun commento
“Eventi romani” Andrea Pagani Trio – Birreria senza Fondo
di Marco Maimeri.

Serata divertente e frizzante quella svoltasi il 6 febbraio alla Birreria senza Fondo di Via Germanico, in Prati. Questo locale romano, a due passi da San Pietro, è una piccola e appartata birreria, dove si può gustare, oltre che ottime birre, vari tipi di vini e rhum, prelibati piatti caldi e varie sfiziosità, anche della raffinata e convincente musica jazz. Al suo interno, infatti, ogni domenica dalle 20, si svolge una rassegna dal titolo “Jazz senza Fondo”.

Il 6 febbraio è stata la volta dell’Andrea Pagani Trio, un gruppo ben rodato e in grado, fra brani originali del leader e colorate rivisitazioni di standard, di creare sempre una musica allegra, divertente e coinvolgente.

Questo progetto di trio nasce nel 2001 su proposta del pianista Andrea Pagani, compositore e arrangiatore dalle idee fresche ed originali, formatosi tra gli altri con Enrico Pieranunzi, Ramberto Ciammarughi, Barry Harris e Nicola Stilo, e conosciuto nella scena musicale italiana, oltre che più prettamente romana, dopo trascorsi rhythm & blues con il gruppo “Seventie’s soul band”, acid-jazz con la band degli “U.S.L.” e funky dance con i “K-Six” e un disco a metà fra rock e fusion-jazz con Carlo Pasceri ( No Gravity ), soprattutto per essere da un po’ di anni il tastierista di Roberto Ciotti (con cui ha arrangiato e inciso il disco Behind the door , suonando insieme anche a Eric Daniel, Paulo La Rosa e Claudia Marss) ed aver inciso insieme al sassofonista Gigi Pezzi e al loro gruppo “U.S.Z.” il disco Vita Iners , di difficile reperimento quanto di divertente e coinvolgente contenuto, fra rivisitazioni di brani storici del jazz elettrico e brani originali.

Date le premesse, ovvio aspettarsi una serata frizzante e divertente all’insegna di varie tipologie musicali e grande divertimento. Ma non è tutto: Andrea dimostra, infatti, di essere anche un ottimo pianista jazz a tutto tondo, in grado di spaziare in modo dinamico e convincente dallo swing classico al bebop di Parker, dal latin di Jobim o di un Rollins alle ballad di Cole Porter, fino ad un linguaggio più moderno con chiari riferimenti ai suoi trascorsi blues, funky e di jazz elettrico. Tutto ciò coadiuvato da una ritmica tenace e genuina, formata dal caldo e riflessivo Fabrizio Montemarano al contrabbasso e dal frizzante e brillante Alfredo Romeo alla batteria.

L’idea di base a questo trio è di affrontare nelle loro serate un repertorio che coinvolga una serie di brani originali del leader, freschi e autentici per il loro sincero e spiccato gusto per la melodia e per i colori tipici delle dinamiche a tre del jazz, spesso ispirati al tema del mare, insieme ad una selezione di standard dei compositori più amati (Gershwin, Porter, Jobim, Parker e altri) riproposti e riarrangiati in chiave moderna e personale, che filtri ed amalgami vari stili, fra cui il blues, il funk, il latin e lo swing, divertendosi e facendo divertire il pubblico, con la profonda convinzione che il jazz debba essere sempre una musica umana, viscerale, ricca di contrasti sempre però positivi e costruttivi.

Il concerto inizia con un brano di Pagani, Four o’clock Blues , dal ritmo tirato, in cui il trio ben figura soprattutto per la loro coesione ritmica e dialogica. Spiccano il solo del contrabbasso ritmico e dinamico e i 4 e 4 con la batteria tonici e frizzanti. Secondo brano un omaggio ad Antonio Carlos Jobim, Wave , aperto dal contrabbasso in modo colorato, caldo ed avvolgente, che cerca e ritrova una certa stabilità anche sonora, dopo piccoli problemi acustici, di volume e di rientro. L’introduzione è un misto di generi e di ritmi curato dall’intero trio in maniera sofisticata e ben costruita, poi è il piano a dettare il tema su un ritmo più canonicamente bossa. Leggiadro e colorato l’assolo del leader, che in alcune parti reinterpreta, allargando ed estendendo, il tema, e in altre si abbandona in una rapsodia di note in stile stride. Il solo del contrabbasso è caratterizzato dal pianoforte che scema, limitandosi a sporadici ed efficaci appoggi, e dal soffice procedere della batteria. Montemarano improvvisa liberamente sulla prima parte della melodia, mentre sulla seconda rilegge il tema in maniera delicata ed avvolgente. Il pianoforte chiude il brano, prima “blueseggiando” con frasi torrenziali, poi rileggendo il tema con tanto di chiosa bossa. Continuano i problemi con lo scarso riverbero del contrabbasso, ma dopo vari interventi il problema si risolve. Il pianista non sentiva bene il suono del contrabbasso, probabilmente per una sorta di “effetto ovatta” provocato da una colonna fra lui e il mixer. Noi pubblico, comunque, riuscivamo ad apprezzare bene l’eloquio di Montemarano, anche se, all’inizio, un po’ ovattato.

Il terzo brano, sempre del leader, si intitola Shadow in the wind e si apre con un’intro delicata e avvolgente del piano. Sembra un malinconico blues. Il contrabbasso ora ha un suono bello corposo e consistente e la sua improvvisazione giunge molto ritmica, calda, e dal fraseggio arioso. Il solo del pianoforte è altrettanto leggiadro e si dipana principalmente sui toni alti della tastiera. Clown Bee è un’altra divertente, ben costruita ed orecchiabile composizione, uno swing fast colorato e variegato, arrembante e giocoso, a firma di Pagani, che si lancia in un assolo sostenuto ed intenso.

Robusta e vivace anche l’improvvisazione del contrabbasso. Il 4 e 4 con la batteria risulta euforico e gioioso. Il quinto brano è un altro omaggio a Jobim, Portrait in white and black (o in portoghese Retrato em branco e preto ). Anche qui un’introduzione libera e poi l’enunciazione classica del tema. Andrea Pagani improvvisa allargando e variegando il tema con frasi insistite e colorate, Fabrizio Montemarano cava dal suo contrabbasso un fraseggio articolato e suggestivo. Torna poi prezioso e colorato il piano (una tastiera Yamaha dal suono cristallino e brillante, che rende a meraviglia l’arte pianistica di Pagani).

Calypso Bee è un brano poliritmico e caleidoscopico, un bizzarro calypso pieno di energia e di brio. Pirotecnica e ardita l’improvvisazione del contrabbasso. La batteria in stile calypso è spumeggiante, arrembante, ricca di colori e di sfumature sonore e ritmiche.

La seconda parte del concerto si apre con un altro omaggio, questa volta a George Gershwin, Foggy Day , un altro bello swing tirato e roboante, con un assolo di contrabbasso corposo ed intenso e uno di batteria frizzante e brillante. Lullaby for the sea è un altro brano a firma del leader, una ballad colorata e ritmata, che dimostra ancora una volta le capacità di Pagani e del suo trio di creare in modo originale un jazz delicato, avvolgente, rilassante e pieno di colori e sfumature.

Il nono brano è un suggestivo omaggio a Charlie Parker: Donna Lee rivisitata in chiave latina. A parte la godibilità dell’arrangiamento, trascinante e divertente, Andrea Pagani qui ha l’opportunità di sfoggiare un fraseggio bebop dilagante e torrenziale, degno di Bird. Dialogico e ritmato anche l’assolo di Montemarano, robusto ed avvolgente come nel miglior stile dei contrabbassisti bop. I 4 e 4 con la batteria sono roboanti, ritmici e caleidoscopici.

A Tear On My Chest è un’altra ballad lenta del leader dalla melodia delicata ed avvolgente, sul cui ottimo tappeto Montemarano si dipana in un fraseggio solistico arzigogolato e in alcuni interventi con l’archetto veramente suggestivi.

L’undicesimo brano in scaletta è un divertente e ritmato originale cui Pagani ha dato l’ironico titolo Un gabbiano sulla Tuscolana e in cui l’intero trio dimostra ancora una volta ottimo senso ritmico, grande energia, brio e giocosità. Il dodicesimo è un omaggio a Cole Porter, It’s all right with me . L’introduzione di solo piano è ben interpretata e la parte del tema, più prettamente swingata, è ben sostenuta dall’intera ritmica, con il contrabbasso in walking e la batteria che brillante e frizzante procede in accompagnamento.

Grande ritmo e grande energia in questa interpretazione di Porter. L’assolo del contrabbasso è colorato e ritmico, il pianoforte accenna nella sua improvvisazione delle linee stride ed il 4 e 4 con la batteria si dimostra pirotecnico e virtuoso. Il bis della serata è affidato a Calypso Bee , uno dei brani più trascinanti, coinvolgenti, spumeggianti, ricchi di colori, ritmi e sfumature, di questa esibizione. Ottima scelta.

Per tutti coloro che siano interessanti ad approfondire la conoscenza di questo ottimo trio, oltre ad eventuali altre date di concerti (guardate in ogni caso sempre la nostra sezione degli Eventi), si segnala che l’Andrea Pagani Trio ha in preparazione un album dal titolo provvisorio For The Sea che vedrà la partecipazione di vari e noti jazzisti italiani in differenti formazioni, fra cui la big band, e addirittura di un’orchestra d’archi. Restiamo in fervida attesa.

Marco Maimeri